Storia

La Chiesa Parrocchiale


La chiesa di Fonzaso, dedicata alla Natività di Maria SS., semplice nelle sue linee architettoniche, non ricca di marmi e di cose preziose, è pur sempre il fulcro, è il centro verso cui tutte le anime si sentono attratte. Non si può determinare l'epoca della sua erezione, "perché non sempre i preti che erano a Fonzaso sapevano leggere e scrivere e avevano tenuto una regolare cronaca", e anche perché tutti gli eventuali documenti sono andati distrutti negli incendi che hanno più volte arso le case del paese.
Nel 1500 era già chiesa parrocchiale ed ebbe a subire varie vicende.
Nel 1581 andò incendiata; uguale sorte ebbe nel 1610; subito però si pose mano alla costruzione e venne riedificata molto più grande con nove altari è solennemente consacrata il 17 giugno 1611.
Attorno alla chiesa, come era quasi regola nei paesi nordici un tempo, c'era il "sagrato" o cimitero, il quale venne utilizzato fino alla metà del 1800. All'esterno la chiesa è semplice di forme e dilinee, priva di quegli ornamenti che rendono notevoli altre chiese. Anche nell'interno questi mancano. Si è subito colpiti però dalla ricchezza delle ornamentazioni; semplici, ma profuse in ogni altare, in ogni cornicione: sono stucchi appartenenti al XVII secolo. Più che un senso d'arte è la fede ad ispirarli: di mistico entusiasmo parlano infatti tutte quelle sacre immagini che la devozione popolare volle onorare con culto pubblico. L'altare maggiore, di rosso marmo venato, opera del XVIII secolo, è di stile barocco. Esso domina nel mezzo del coro con il suo tiburio che alto si innalza sopra il tabernacolo. È il simbolo della fede che accende i cuori, è la espressione dell'animo che cerca il divino al di sopra di ciò che è materia, oltre i confini dello spazio, nell'Infinito. L'altar maggiore è stato alquanto modificato, con poco buon gusto, per adattarlo, nel 1938, quando si restaurò tutta la chiesa, che era rimasta danneggiata dal terremoto. Nell'agosto del 1965 dovette essere rifatto completamente il tetto a causa della vetustà della costruzione.

Ai lati dell'altar maggiore vi sono le statue marmoree di due santi. Sulle pareti di fianco all'altare, sopra gli stalli di noce, in due grandi tele del prof. Soranzo di Padova (1938), sono dipinti due soggetti tratti da ciascuno dei Testamenti: Il sacrificio di Isacco e Gesù fra i discepoli di Emmaus. Nella pala dell'altare maggiore, in un'altra grande tela, opera del pittore Pasquotti di Schio, è dipinta la Natività di Maria Vergine. La navata è adornata di Otto altari. Sotto la mensa dell'altare della Madonna e del S. Cuore giacciono i corpi di due Santi: San Simplicio e San Prospero, entrambi martiri della fede. Il corpo di San Simplicio fu tolto dal cimitero di S. Elena di Roma; quello di S. Prospero, insieme ad un vaso di sangue, fu tolto dal cimitero di S. Priscilla di Roma. Entrambi furono trasportati nella chiesa di S. Bonaventura di Venezia; di là poi, nel 1816, nella chiesa di Fonzaso. Riposano oggi, circondati dalla venerazione del popolo, in due magnifiche urne di cristallo, ricomposti in splendido e prezioso paludamento di velluto rosso ornato e lavorato in oro. Su tutta la navata domina, dalla volta dell'arco trionfale, un grande Crocifisso, reputato opera del Brustolon. Da lassù egli stende le sue braccia per accogliere, per proteggere; indulgente, generoso: Dio anche dalla Croce.

Sopra la porta principale della chiesa vi è la cantoria. Durante la invasione austriaca del 1917 l'organo ebbe asportate le canne di zinco e fu danneggiato in modo tale da non essere più servibile. Lo si attribuiva al maestro dell'arte organistica, il Callido: era stato costruito nel XVII secolo. Dal 1848 per 54 anni continui, ebbe come organista appassionato il maestro Odilone Fiammazzo (1820-1913). Nell'ottobre del 1926 il vecchio organo fu demolito per dar posto ad uno nuovo, a sistema moderno tubulare, meccanico, azionato elettricamente, opera ben riuscita della ditta Aletti di Monza.

All'esterno della chiesa, nella parete verso il campanile, circa due secoli fa venne dipinto San Cristoforo. Tutti i Fonzasini, anche lontani, lo hanno presente nella memoria. un'immagine potente: col Bambino sulle spalle, un pino come bastone, sta attraversando una vallata gaia di colline, coronata di castelli e ponti, abbellita da palme rigogliose. Come lo si vede grande nella nostra chiesa, tale si trova in moltissime chiese dell'Alto Adige e del Nord-Europa: dappertutto con i suoi occhi dolci guarda i passanti e quasi sorride. E tradizione che non muore di morte improvvisa chi guarda con fede San Cristoforo: e per questa attribuzione apotropaica è stato dipinto così grande fuori dalle chiese: perché tutti lo guardino. Il battistero della chiesa è opera del concittadino Vittorio Da Barp, vero artista del bulino e della pialla. AI fonte battesimale vi è un artistico cancello di ferro battuto, opera (1938) degli artigiani concittadini Pagnussat Pietro e figlio. All'altare di Sant'Antonio, Madonna Assunta con Angeli e Santi: un trittico di Francesco Vecchio, fratello del sommo Tiziano, anche questi buon pittore, ma "confinato a Fonzaso a negoziar legnami a causa della gelosia d'arte (1550)" [dal Pellin].
Su una facciata esterna della chiesa è disegnata una meridiana, costruita dal prof. don Pietro Corso nel 1890, che per le complesse osservazioni di astronomia "gli costò calcoli di oltre seimila metri." È un'opera che segue il cosidetto "metodo francese" ed è catalogata come una delle più riuscite di tutto il territorio bellunese.